Quantitative easing: cos’è? Come funziona?

Il quantitative easing è uno strumento di politica monetaria espansiva che aiuta a rilanciare un’economia in ristagno. Ma come funziona esattamente?

QE: quantitative easing. In italiano si chiama “alleggerimento quantitativo”, ed è uno strumento non convenzionale di politica monetaria espansiva che le banche centrali hanno deciso di prendere in considerazione vista la paralisi dei mercati dovuta al COVID.

In questo caso, il quantitative easing è stato messo in atto per dare una scossa alla crescita economica, ripristinando la fiducia degli operatori di mercato per rinsaldare i dati di produzione, occupazione e combattere la deflazione. Il QE viene anche utilizzato per dare un contributo concreto alle nazioni in difficoltà economica che, in genere, hanno difficoltà a tenere il passo con il loro debito pubblico.

Non si sente parlare spesso del quantitative easing proprio perché, di per sé, è uno strumento non convenzionale di politica monetaria, e pertanto viene adoperato solo in casi di estrema necessità poiché considerato “ultra-espansivo”. Ma in cosa consiste esattamente?

Quantitative Easing: una visione d’insieme

Il Quantitative Easing è uno strumento di alleggerimento quantitativo che ha lo scopo di generare nuova moneta e stimolare così l’economia. La politica monetaria si concretizza in un insieme di obiettivi e scelte che le banche centrali tendono a sviluppare per creare un percorso adatto all’offerta di credito e ai mercati finanziari.

Come già spiegato, il QE è una scelta di politica monetaria non convenzionale facente parte della Forward Guidance.

Come funziona il quantitative easing?

Il QE è una forma di sostegno alle economie erogato dalle banche centrali. In Europa, se ne occupa la BCE, ovvero la Banca Centrale Europea. Il suo obiettivo è quello di iniettare moneta nel sistema acquistando certi asset, creando così nuovo denaro destinato a finanziare manovre di sviluppo e servizi.

In altre parole, la banca centrale crea nuova moneta che viene usata per acquistare titoli, facendoli salire di prezzo e facendone scendere il rendimento. L’acquisto di titoli genera una certa liquidità che fa abbassare i tassi di interesse. L’operazione ha lo scopo di offrire più moneta riducendo il costo dei prestiti (i summenzionati tassi) al fine di dare un impulso di ripresa a un’economia stagnante o in recesso.

Di solito, la banca centrale acquista titoli di stato a breve scadenza. Nel caso però in cui il QE non porti ai risultati sperati, la BC può decidere di acquistare titoli a più lunga scadenza e includere nel cachet anche crediti in sofferenza o quote di società di capitali private.

Abbiamo detto che il quantitative easing genera moneta. Che cosa significa? Vengono stampati altri soldi? Non è sempre vero. Oggigiorno, il denaro creato per esigenze particolari viene inserito nel sistema attraverso modalità elettroniche, anche se tendenzialmente il QE è considerato un’operazione di stampa.

Del resto, l’obiettivo è quello di consolidare la fiducia degli operatori, fornendo un incentivo accattivante a rimettere in moto la complessa macchina monetaria.

Quali sono gli effetti pratici del QE?

Come già detto, il quantitative easing tende ad aumentare le liquidità abbassando il tasso di interesse. Nel caso in cui però la banca centrale dovesse applicare una politica di QE troppo aggressiva, si potrebbe incorrere in un incremento di inflazione. Del resto, l’eccesso di moneta sul mercato provoca una svalutazione della stessa. Attenzione: l’inflazione non è necessariamente un male, specialmente quando il rischio è invece la deflazione – altrettanto pericolosa per i mercati finanziari.

Tra gli effetti positivi, vi è invece un possibile rilancio dell’economia, il quale avviene nel momento in cui il denaro passa dalla banca centrale ai consumatori pronti a spenderlo. Questo volano genera un rilancio degli affari di mercato solitamente molto efficace per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Il programma di quantitative easing ha termine quando l’obiettivo è stato raggiunto.

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